LA TAUROMACHIA NELLA PITTURA DI DE SANTIS
Gabriella Ravaglia
Il toro, il matador, il picador sono alcuni dei personaggi che compongono la corrida divenendo nell'immaginario estremi di un racconto unico nel suo genere. Il tempo e la storia hanno tramandato questa forma di sfida tra la forza della natura, il toro, e l'uomo, il matador come un confronto mitico, nella forma estrema di un'arte dove la morte diventa l'emblema ultimo della sfida. Appare evidente a chi non vive in Spagna, la corrida sia un semplice e pittoresco spettacolo, un elemento folkloristico il quale designa appunto la terra di iberica. In realtà molti sono i fattori che compongono questa sfida, questo confronto tra vita e morte, cantato in poesia in musica, in teatro in pittura ed è proprio in quest'ultima forma che appare l'espressione di De Santis. Artista profondo che tra i suoi temi prediletti ha trovato nella tauromachia gli estremi non solo pittorici, ma anche del suo pensiero. Autore che non lascia nulla al caso, De Santis, trova nel simbolo argomenti che vanno oltre al semplice racconto espressivo. La pittura per lui è un modo non solo di sentire, ma anche di dire ed il colore più che la forma divengono infrastrutture di una grafia simbolica appartenente ad un pensiero esistenziale e non solo estetico. Egli è ben conscio che l'arte appartiene al mondo dell'apparenza e che il senso della vista è quello che in pittura va prima appagato ed ecco quindi che affronta il racconto della tauromachia sottoforma espressiva trovando negli argomenti prima elencati della corrida un riferimento immaginativo inteso ad incontrare l'osservatore. L'apparenza narrativa diventa in tale contesto l'azione fondamentale per incontrare nel racconto del dipinto l'osservatore e di poi con sapiente suggestione trasportarlo nel contesto più profondo del significato stesso dell'idea proposta nel quadro. E' notorio che la pittura di De Santis viaggia nell'ambito del "realismo/astratto" una formazione estetica dove la realtà viene sintetizzata attraverso il processo dell'astrazione in cui viene eliminato ogni gioco figurativo a favore di un 'realismo' che possiamo definire senza mezzi termini nuovo. La ricerca di questo artista è stata lunga e dalla figurazione è giunto agli estremi dell'astrazione fino a superare l'ultimo baluardo dell'assurdo artistico ricuperando il segno ed il racconto. Un atto coraggioso, e non ancora del tutto compreso, lungimirante di fronte ad un'arte che ha abbandonato la storia a favore di un irrazionale effimero nel quale l'espressione artistica ha perduto il suo discorso profondo per diventare uno semplice slogan. Le scelte del De Santis sono state coraggiose e controcorrente, già la figura dell'artista dedito all'arte come estremo unico non fa parte del suo bagaglio e lo troviamo insegnante, scrittore, giornalista ed impiegato tutte forme lavorative che hanno fatto in modo che la sua pittura potesse vivere agiatamente di vita propria alienando qualsiasi compromesso a favore di una purezza di intenti unica nel suo genere. Le opere dedicate alla tauromachia sono l'essenza di un lungo percorso libero da ogni vincolo, che ha permesso all'artista di giungere ad un linguaggio fluido ed assolutamente personale. La narrazione trova nella forma del toro o del torero o del cavallo (e via dicendo) simboli di una realtà che va oltre alle forme stesse riducendole a simboli e simbologie legate tra loro dal colore. L'opera del De Santis ha perso la prospettiva a favore di una rappresentazione a piani. Le figure ed i vari elementi compositivi sono posti secondo una sequenza rappresentativa che dimentica la prospettiva ed in gran parte l'ombreggiatura, che donano alla forma quella che la tridimensionalità, lavorando su di una serie di piano che si susseguono uno dietro l'altro e che sono, nel contempo, separati ed uniti nell'insieme dell'opera stessa. Un processo rigoroso che per certi aspetti ci tramanda alla pittura di Giotto e di Masaccio se non addirittura a forme espressive più antiche dove non è la realtà ad essere veramente raffigurata bensì l'idea stessa del reale e di perciò un'apparenza ideale che vuol superare attraverso la forma dell'astrazione l'oggettività. Non è possibile affrontare l'arte di questo artista in maniera superficiale non si riuscirebbe a comprendere il vero significato dell'opera, come sarebbe farle un torto se ci si sofferma all'apparenza del racconto. Osservando i suoi quadri se ne è affascinati proprio per quell'attrazione che la pittura più autentica sa esercitare. Il racconto diventa nella complessità dell'opera di questo artista un momento particolare, infatti De Santis proviene dalla pittura astratta e perciò questo momento di narrazione è inteso come un gesto creativo vero e proprio libero dalla realtà per creare un suo mondo interiore, di memoria in cui il colore diventa essenziale.